venerdì 23 gennaio 2009

Nino Migliori Fotografo, classe '26

«L'uomo individua la fotografia»
Nino Migliori, conferenza alle Arche Scaligere, Verona 2009.

«Considero la macchina fotografica come un grimaldello per studiare ed entrare negli altri»
Nino Migliori, conferenza alle Arche Scaligere, Verona 2009.

Grazie all'amica Carol (grazie Carolina!) sono venuto a contatto di una realtà, quella artistica, che ormai pensavo persa ed estranea al mondo della comunicazione (il «mercantilismo» che tutto divora, più del tempo ormai, sia nell'arte che nella grafica). Me lo ha permesso il fotografo Nino Migliorini, classe '26, un uomo il cui cammino di sperimentazione fotografica (i cui risultati molto si intrecciano ai concetti "grafici" di studio del segno etc... bla bla bla) abbraccia quasi un secolo: « Mi sono innamorato di una donna, la Fotografia e mi ci sono fidanzato, dal nostro primo – come ha detto lui stesso durante l'evento – incontro mi accompagna».

Vorrei poter dire ora la stessa cosa per la grafica... ma quante cose sono successe e quanto è passato da quando per la prima volta mi sono avvicinato a questa sapiente "ancella" dell'arte.

Tre sono stati i modelli del "fotografo sperimentatore", tre espressioni di culture e tempi diversi, tre passi importanti nella storia figurativa umana: Leonardo da Vinci. da cui prese spunto persino nella realizzazione tecnica di alcuni scatti "a lume di candela" per l'opera Terra incognita; Duchamp; Lucrezio.
Mentre descriveva il significato e le motivazioni della sua opera ciò che mi affascinava era la vitalità e la sensazione di pienezza che prorompevano dalla piccola figura seduta davanti alla sparuta platea. Una vitalità che comincia dove finisce il pensiero della classicità, degli studi e della profondità di una cultura e una curiosità che disarmano. Parola dopo parola eravamo incantati e trascinati nel suo mondo di immagini e sperimentazioni che l'hanno accompagnato sino a oggi.
L'importanza della cultura è rimarcata dal fatto stesso che tutta la sua carriera è stata costellata da quelle cui definisce le «frequentazioni», parola che nel suo caso acquisisce un duplice significato: incontri con la fotografia, a cui la sua creatività è perennemente vincolata, ma anche momenti d'incontro con le personalità, gli artisti, le idee e la cultura che hanno fatto grande il nostro paese. L'entourage artistico e intellettuale a cui ha partecipato a consentito lo sviluppo di concetti e idee che straripano dalla fotografia per innondare la pianura sconfinata dell'immagine.
Più che di tecniche si è parlato di concetti, e cosa se non le idee, ha la capacità di elevare una tecnica allo stato di arte?
Ecco i nuclei di lavori esaminati "impressionisticamente":
dal repertorio concettuale, è stata presa in esame una sequenza di lavorazioni tonali sulla fotografia di un dipinto di Gesù. La variazione dell'incidenza della luce, la sua luminosità creò tre diverse interpretazioni fotografiche del medesimo soggetto.

La prima ha una luce tipicamente romantica, il Cristo stesso ne è fonte, la seconda ha una luminosità leonardesca, molto morbida e rotonda, mentre la terza si avvale del chiaro-scuro drammatico che richiama al Caravaggio. La semplice scelata dell'utilizzo di differenti luci, voluta dal fotografo offre una triplice interpretazione del medesimo soggetto: «L'uomo individua la fotografia».

Pirogrammi
, Nino Migliori (1948)
Bruciare un pezzo di celluloide e impostarlo come negativo fotografico. Con il fissaggio della luce e del calore si possono ottenere incredibili effetti "grafici", oltre che fotografici, legati al segno, alla sua incidenza, al suo moto, al suo scorrere nel tempo e nello spazio.


In questa foto il concetto di "segno" diviene preminente... un segno fotografico che si avvale del tempo e dello spazio per essere creato.

Ossidazione, Nino Migliori (1949)
L'ossidazione di una lastra a cui è appoggiata la bocca del fotografo.


«Tempus edax rerum», forse in questa foto il concetto dell'erosione, della trasformazione della vita e della materia è ancora più netta. La fotografia diviene testimone non solo di un istante, ma del processo continuativo di trasformazione che avviene in essa.

Cliché-verre, Nino Migliori (1954)
Sperimentare la concellazione di parte del soggetto per concentrare l'attenzione dell'osservatore su ciò che rimane, con la coscienza del fatto che la scelta è quella di una parte rispetto ad un tutto indissolubile.



«Muri», Nino Migliori (1954)
La sensibilità del fotografo ricerca nel muro, consacrato fin dal secolo XIX spazio comunicativo, le tracce del pensiero umano, che si deposita in segni sulla superficie di cemento. Curiosamente i muri divengono veri e propri "fori" dove vengono a incontrarsi più riflessioni, talvolta in sequenze temporali e logiche. In realtà, quella dei "muri" è un'esplorazione che comincia con l'incontro con il tempo, che erode e trasforma, e che prosegue con la raffigurazione della mano umana, espressione di pensieri, a volte comuni, a volte politici, liberamente ereditati dal dai passanti. Il muro si trasforma nel "botta e risposta" della La Comédie humaine, e diviene ancor di più testimone di un passaggio di una mutevolezza costante, lenta ma continua.


Il particolare dell'erosione di un muro, il cui concetto grafico di peso e contrasto è fortissimo.

Il muro parla dei pensieri della gente, segni significativi umani che vengono lasciati come espressione di passaggio: lettere, parole e immagini "graffiano" la storia di questa struttura e comunicano tra loro.

«Manifesti strappati», Nino Migliori (1958)
Il concetto di erosione del tempo, unisce l'elemento "muro portante" all'elemento mediatico "manifesto", che diviene espressione di idee che nel tempo si perdono, e si sovrappongono le une alle altre per poi sgualciarsi e morire.

Fine parte A

Nessun commento: